È ormai provato e risaputo che le allergie e le intolleranze alimentari sono fenomeni in drastico aumento; e che si registra un’ascesa dei casi soprattutto in età infantile.
Senza dubbio si è ampliata la percentuale di screening effettuati, e dunque la maggiore incidenza che questi hanno sulle casistiche rispetto al passato. Ma vi sono anche impattanti variabili ambientali che hanno oggettivamente intensificato tali fenomeni: inquinamento, variazioni climatiche e alimentazione.
Tra queste, l’alimentazione naturalmente è quella che più determina un cambiamento delle consuetudini di consumo della popolazione. Basti pensare a quanto siano cambiate le abitudini alimentari al ristorante; a come Chef e menù si siano dovuti adattare; a quanto si sia trasformato il carrello di spesa al supermercato; o, ancora, al modo in cui le aziende produttrici alimentari si siano dovute adeguare proponendo al mercato nuove gamme e linee di prodotti dedicati.
Secondo dati Istat ben il 12,7% della popolazione italiana soffre di intolleranze alimentari.
Esistono quelle al glutine, ai cereali, al lattosio, all’uovo, ai crostacei, alla frutta secca, e tante altre…
Ma quali sono le più diffuse categorie?
- 3 milioni di individui sono allergici al glutine, 300 mila celiaci
- 1,1 milioni sono allergici al latte, 300 mila intolleranti al lattosio
- ben 5 milioni di persone sono allergiche al nichel, metallo contenuto in moltissimi alimenti
- altre 100 mila sono intolleranti agli additivi alimentari
Si tratta di numeri che non possono di certo passare inosservati, e che hanno dimostrato di avere un forte impatto nel settore vendite al dettaglio in cui operiamo.
Quali sono, dunque, le conseguenze di tali fenomeni per i nostri operatori nel Retail?
Fino agli anni ’80 coloro che soffrivano di intolleranze alimentari erano considerati una nicchia di mercato: consumatori costretti a continue rinunce, a sostenere elevati costi e ad affrontare la difficile reperibilità di cibi speciali.
Oggi questa non è più propriamente una nicchia, ma una nuova e crescente fetta di mercato con un potenziale commerciale che a noi non è passato di certo inosservato. Il carrello dell’acquirente italiano oggi si riempie sempre più, infatti, dei seguenti alimenti [dati Distribuzione Moderna]:
- Biologici.
Perfino durante la pandemia nel 2020 il loro consumo è aumentato di ben l’11%. Crescono l’attenzione e la sensibilità dei consumatori verso il cosiddetto Healthy Food e le tematiche di sostenibilità ambientale, e si fortifica l’appeal dei prodotti certificati. - Gluten free.
Secondo l’Osservatorio Immagino Nielsen GS1 Italy, “sommando i prodotti con il claim senza glutine e quelli con il logo della spiga sbarrata dell’Associazione italiana celiachia (Aic) si arriva a oltre il 14% del paniere di spesa dei prodotti alimentari rilevati” [dati Il Sole 24 Ore]. - Senza Lattosio.
Sempre dalla stessa ricerca Nielsen, risulta che in un anno tali cibi abbiano visto aumentare le vendite del 3,6% arrivando a superare 1,1 miliardi di euro di sell-out [dati Osservatorio Vegan OK]. - Nichel free.
Tra quelle elencate è forse la tipologia di articoli ancora meno sviluppata, ma non tanto perché la domanda di mercato sia minore – tutt’altro – piuttosto in quanto una vasta categoria di prodotti naturali (frutta, verdura, legumi) contiene inevitabilmente tale metallo e al momento è difficile “riprodurli” senza. Ma resta comunque una categoria degna di nota, considerando che le innovazioni tecnologiche agricole stanno negli ultimi anni intervenendo a supporto.
Cambiando i prodotti venduti, bisogna evolvere anche l’aspetto interno ai punti vendita.
È necessario che le corsie degli store siano riorganizzate con l’introduzione di interi ed ampi reparti settoriali, dedicati a tali categorie di prodotti. Ciò in quanto si tratta di articoli che hanno una rilevante incidenza sul fatturato di vendita.
Consigliamo, dunque, ai nostri retailer di dedicare grande attenzione al nuovo tipo di consumatore cui ci rivolgiamo – sempre più consapevole ed esigente, e che studia le etichette sulle confezioni. Intervenendo sia in termini di layout degli spazi che di Visual Merchandising.
Vanno sempre più curate le cosiddette aree “Free From” all’interno dei supermercati, riservate a tutti i prodotti privi di uno specifico ingrediente (come “senza” zucchero, glutammato, additivi… e naturalmente glutine e lattosio).
In particolare, è importante intervenire con:
- Packaging dei prodotti più accattivanti
- Ampliamento del singolo reparto
- Crescita della visibilità delle singole referenze
- Aumento della dimensione dei display
- Ricorso a cromie del verde e giallo
- Scaffalature in materiali ecocompatibili come il legno
Alla luce di ciò, riflettiamo su quanto sia importante per tutta la GDO prestare attenzione all’analisi dei trend di mercato, non meno di quanto abbiano sempre fatto le aziende produttrici. In questo senso, il nostro futuro è determinato soprattutto dalla nostra capacità di adattamento.